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Catherine Hakim: Capitale Erotico

Saggio di Catherine Hakim
Note Libro
1a edizione: Londra 2011
Versione recensita: Mondadori 2012
ISBN 978-804620235, 352 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 6,0

Premessa

Capitale erotico è un concetto coniato dall’autrice Catherine Hakim (benché in qualche occasione la frase fosse stata usata, non consistentemente, da altri studiosi) per indicare la facilità per le persone eroticamente interessanti di ottenere nell’esistenza privilegi e vantaggi simili a quelli che derivano dagli altri tipi di capitale, in particolare da quello economico (quanto ricco nasci) e quello sociale (chi conosce la tua famiglia). Secondo la Hakim, il capitale erotico non è ancora sfruttato con l’intensità e la nonchalance che meriterebbe, soprattutto dalle donne, che ne hanno in abbondanza. La Hakim propone alcune formule per metterlo a frutto, alcune delle quali sono legate allo scambio denaro-per-erotismo, che a detta dell’autrice dovrebbe essere più diffuso e meglio regolamentato.

Trama

La trama di questo saggio coincide un po’ con la storia del rapporto fra i sessi. Da sempre, l’umanità si è divisa fra un genere (quello maschile) che ha un forte desiderio sessuale e uno (l’altra metà del cielo) che il desiderio sessuale ce l’ha, ma non così potente. Questa differenza, secondo le classiche leggi economiche della domanda e dell’offerta, crea al contempo un “deficit” maschile e un “capitale erotico” femminile. Il problema è che le donne non sono state mai brave a sfruttare tale capitale, osteggiate come sono state da uomini gelosi del proprio predominio e rancorosi. I tempi sembrano invece maturi - secondo Catherine Hakim - affinché il capitale erotico venga misurato e pagato per quello che vale (sì: pagato anche in quel senso, in una visione dello scambio amoroso molto più vicina a quella lecita in Olanda che in Svezia, almeno nell’anno in cui scriviamo - il 2014).
voto trama: 6,5

Personaggi

I protagonisti di questo libro sono i belli: in particolare, le donne belle. I belli sono statisticamente avvantaggiati nella professione: ottengono posti di lavoro migliori, fanno matrimoni migliori, sono addirittura in media più intelligenti (a quanto pare, è falsificabile lo stereotipo della bella-oca: le persone belle sono soggette a più stimoli e diventano presto più sveglie delle brutte).
I brutti, secondo la Hakim, fanno una vitaccia non solo fra le mura domestiche, ma anche in campo professionale: guadagnano poco, soprattutto se sono obesi.
Quanto riportato finora non è originalissimo. Che la bellezza sia un bel vantaggio viene spontaneo pensarlo un po' a tutti. L’idea nuova apportata dalla Hakim è che il “capitale erotico” dei belli andrebbe riconosciuto e pagato al di là di ogni moralismo. Per esempio, dovrebbe essere esplicito che certe professioni (soprattutto quelle a contatto con il pubblico) dovrebbero essere riservate alle persone attraenti e non ci si dovrebbe scandalizzare se pagassero più profumatamente di professioni che comportano pari difficoltà e sforzo, ma eseguibili da persone brutte. Le persone belle non dovrebbero avere remore a sfruttare la propria avvenenza per ottenere quel che desiderano: per esempio, un matrimonio d'interesse nel quale la parte bella non è innamoratissima, o una promozione non meritata proprio sul campo. La Hakim poi entra in un territorio minato: sostiene che le persone belle non dovrebbero farsi scrupoli a scambiare il capitale erotico con il capitale economico neanche attraverso il mestiere più antico del mondo, che dovrebbe essere - secondo l'autrice britannica - più diffuso e socialmente accettato di quanto accade oggi, visto che è per lei un modo efficace per pareggiare i conti economici fra donne e uomini.
voto personaggi: 6,5

Stile

Gli assunti dai quali Catherine Hakim trae le teorie del capitale erotico sono un po’ forti e non necessariamente validati statisticamente, ci pare. In particolare, dà per scontato che: A noi pare che l’autrice mescoli troppo allegramente le inclinazioni naturali con quelle sociali. Per la Hakim, le abitudini erotiche di uomini e donne sono dettate solo dalla diversa natura del desiderio dei due sessi, dimenticando il ruolo dell’educazione e della cultura, che si sviluppano non necessariamente per assecondare le inclinazioni naturali, ma anche per contrastarle e almeno per compensarle. Sappiamo che questa critica le viene mossa specialmente dalle femministe, le quali tendono a sottovalutare le differenze biologiche fra i sessi per sottolineare quelle imposte dalla cultura prevalente. Ugualmente, non possiamo non notare come l’autrice consideri con disinvoltura la biologia come causa dell’organizzazione sociale, piuttosto che come una delle cause.
voto stile: 5,0

Note Finali

Questo volume è riuscito a conquistarsi le critiche sia dei maschilisti (i quali negano la quantificazione dell’erotismo femminile poiché lo vorrebbero totalmente asservito al proprio) sia delle femministe (le quali negano che le donne abbiano alcunché che le differenzi, qualitativamente o quantitativamente, dagli uomini, figuriamoci un capitale erotico). Da critici amanti della polemica, diremmo che è un bel risultato, che riscatta la banalità di certi capitoli del saggio.
Voto finale: 6,0
Foto Jorge Luis Borges
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