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Roberto Saviano: ZeroZeroZero

Ecco l'immagine del libro di Saviano, ZeroZeroZero
Note Libro
1a edizione: Milano 2013
Versione recensita: Feltrinelli 2013, collana "I Narratori"
ISBN 9788807030536, 450 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 8,0

Premessa

Saviano è diventato - soprattutto grazie alle apparizioni in TV - un personaggio noto a un pubblico che si può definire grande. Il “grande” pubblico si è diviso (come speso accade per chi appare sul piccolo schermo, eccettuati alcuni “untouchables”) fra "Savianisti" e "anti-Savianisti". Sembra sia difficile non-amare o non-odiare lo scrittore campano. Nel comprare questo volume, il fenomeno in questione ci è stato particolarmente visibile. “Hai letto questo libro?” abbiamo chiesto alla commessa del caffè-libreria. “No, Saviano non mi è particolarmente simpatico” la risposta da copione.
Non avendo la TV e non sapendo cosa possa Saviano dire o fare per rendersi simpatico o antipatico di persona, non abbiamo nostre impressioni a riguardo. Possiamo però dire che “ZeroZeroZero” è un testo particolarmente interessante e ne consigliamo la lettura anche a chi pensa che l’autore non faccia morire dalle risate. Del resto, la storia della letteratura è piena di autori straordinari che non hanno mai ispirato simpatia a nessuno (alcuni si sono reclusi proprio perché odiati dai contemporanei).

Trama

L’autore racconta il mondo che gira intorno alla cocaina (in questo sito cerchiamo di evitare spoiler e non scriveremo perché la cocaina è associata da Saviano alla parola ZeroZeroZero. Comunque ci si può arrivare con un po’ d’immaginazione, che noi non abbiamo avuto). Il libro funziona perché non è soltanto una denuncia dei disastri (su scala planetaria) provocati dall’uso, dal commercio e dalla produzione di questo prodotto: le faccende della cocaina rispecchiano a meraviglia tutte, o quasi, le faccende del mondo. Il mondo può essere uno strazio, ma anche ospitare storie umane piene di pathos (positivamente inteso), compresa quella stessa di Saviano. L'autore ha anche voluto rendere esplicito questo parallelismo: chi si fa di coca è “addicted”, dipendente, ma non è anche addicted lo scrittore che vuole raccontare quest’aspetto del mondo? E non è addicted alle storie, aggiungiamo noi, il mondo stesso?
A parte queste considerazioni su come questo testo mescoli con perizia letteratura e meta-letteratura, diremo che si raccontano le storie di grandi (e piccoli) produttori, grandi (e piccoli) trafficanti, grandi (e piccoli) utenti del prodotto. Mettendo insieme tutta questa gente, e coloro che cercando di contrastare il fenomeno, viene fuori pressappoco tutto il creato.
La forza del libro è proprio questa: tratta qualcosa che molti pensano separato dal nostro vivere quotidiano, ma che invece ne è un simbolo se non un concreto oggetto. Basti pensare al recente omicidio in via Muratori a Milano di due persone “qualunque”, che in realtà erano due piccoli, parzialmente inconsapevoli, attori della tragedia della coca.
voto trama: 7,5

Personaggi

Protagonista principale di questo testo è la dipendenza, come dicevamo già nella sezione “trama”. La dipendenza (non dalla coca, beninteso, ma dalla scrittura) fa sì che Saviano scriva questo libro; la dipendenza fa sì che l’argomento del libro, la coca, metta in moto il complicato meccanismo che porta la sostanza dal luogo di produzione fino a ovunque qualcuno voglia sentirsi “su”: sul lavoro, con gli amici, in camera da letto.
Personaggi non meno importanti sono tutti quelli che vogliono, o sono costretti a, far crescere, trasportare e consumare coca, o a contrastarne l’uso (che magari andrebbe regolamentato e legalizzato: in quanto a liberalizzarlo, come dicono i Radicali, la droga è già bell'e liberalizzata).
Saviano è molto bravo a non dipingere nessuna delle parti in causa come squisitamente eroica o come maledettamente colpevole: ognuno ha i suoi motivi per comportarsi in un certo modo e i motivi sono quasi tutti giustificabili, o per lo meno comprensibili. Questo segna la differenza fra Saviano e Di Battista: quest’ultimo divide il mondo fra puri e impuri (sarà per questo che Di Battista è entrato in politica e Saviano - ancora - no); Saviano, diversamente, è bravo a rappresentare il teatrino umano senza colpevolizzare o assolvere nessuno.
voto personaggi: 8,0

Stile

Le prime pagine di questo volume danno l’impressione che si tratti di un reportage su un argomento che molti già conoscono. Con l’incedere del racconto, tuttavia, ci si rende conto che siamo di fronte a qualcosa di aggiuntivo. L'autore, con uno stile azzeccato, a metà fra il giornalistico e il romanzato, scopre le carte del proprio intento un po’ alla volta: il racconto della coca diventa sempre più il racconto del mondo e infine quello dello scrittore che, con le sue parole, ha re-inventato il mondo per come lo vede. Lo stratagemma funziona, rende lo stile del libro piuttosto originale e candida Saviano a diventare uno dei pochissimi scrittori italiani della sua generazione che si dovrebbero ricordare. C’è però da dire che è un testo lungo e avrebbe avuto bisogno di un po’ di editing (i.e.: tagli) in più. Si fa un po’ di fatica a seguire certe sezioni che sembrano essere copiate pari pari dalla cronaca nera. Al di là di queste zone, il volume è in generale leggibile, forse proprio perché Saviano ha voluto dargli un piglio giornalistico, che non gli impedisce certo di impregnare il volume dell’umanità che lo rende particolarmente piacevole.
voto stile: 8,5

Note Finali

Saviano sta antipatico a molti, nel nostro Paese. Giochi politici? Invidia? Reale antipatia personale? Su questo non ci esprimiamo perché non lo conosciamo che come scrittore. Il suo "personaggio" non c’interessa. Ciò premesso, riteniamo che, se i nostri connazionali volessero scommettere su uno scrittore destinato a lasciare su questo inizio di secolo una traccia simile a quella cha lasciarono sugli anni ’70 giornalisti / artisti à la Pasolini e Calvino, dovrebbero puntare su di lui.
voto finale: 8,0
Foto Roberto Saviano
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