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Daniel Kahneman: Pensieri Lenti e Veloci

Ecco l'immagine del libro
Note Libro
1a edizione: New York 2011
Versione recensita: Mondadori Saggi 2012, Traduzione dall'inglese "Thinking, Fast and Slow" di L. Serra
ISBN 9788804621089, 548 pagine
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Voto finale (trama, personaggi, stile) = 8,67

Premessa

David Kahneman, autore di questo Pensieri lenti e veloci, è uno scienziato israelo-americano a dir poco versatile. Ha ricevuto il premio Nobel per l’economia nel 2002, ma i suoi studi (nonché le sue deduzioni) sono risultati validi, o più che validi, in settori che spaziano dalla statistica alla sociologia alle neuroscienze.

Spesso, i saggi sulla mente umana fanno poco altro che riproporre con lessico scientifico teorie intuibili – se non già note - sul modo in cui ci formiamo le opinioni, senza comprovare tali teorie con studi statistici consistenti e convincenti. Kahneman si dà una compito diverso, nel libro oggetto di questa recensione. La sua trattazione sul pensiero umano, e su certe cattive abitudini che noi umani possediamo e di cui non ci rendiamo conto, ha un fine pratico. Dopo aver spiegato con la forza della statistica quali errori spesso commettiamo nel prendere decisioni importanti durante le nostre esistenze, Daniel Kahneman suggerisce pragmaticamente alcuni stratagemmi per ridurre il più possibile le scelte sbagliate e vivere (o almeno capirci) meglio.

Trama

Pensieri lenti e veloci si propone di mostrare che raramente le scelte umane sono dettate esclusivamente dalla razionalità, anche quando sembrano molto, molto ben ponderate. Difatti, una grossa, ben celata componente delle decisioni che prendiamo tutti i giorni deriva dagli stimoli dettati del cosiddetto "sistema 1" della mente, quello primordiale, istintivo e "veloce" (come da titolo del libro), piuttosto che dal "sistema 2", quello "lento" che dà suggerimenti migliori perché fondati su fatti concreti elaborati con criterio.

Un esempio pratico di questa dicotomia, supportato da uno studio statistico esteso: i giudici più esperti del tribunale della libertà vigilata israeliano sono fortemente influenzati dal proprio livello di appetito nel momento in cui prendono la decisione se garantire la libertà o no a un condannato. Per quanto la cosa appaia crudele e assurda, o kafkiana, un ampio campione statistico ha dimostrato che, nei momenti più lontani dai pasti, i giudici concedono la libertà vigilata in percentuali molto più basse rispetto a quando hanno lo stomaco pieno.

Questo è solo un esempio che dimostra come i circuiti primordiali del cervello influenzino pure le decisioni che necessitano di maggiore meditazione. Non solo il "sistema 2" (la nostra parte intelligente) ha molta meno voce in capitolo di quanto si pensi, ma tende anche a nascondere e giustificare l’intervento del "sistema 1". Difficile, per esempio, che il "sistema 2" ammetta di non ricordare un particolare di un evento cui ha preso parte. La mente umana riesce a ricordare solo alcuni momenti salienti degli avvenimenti cui assiste. Piuttosto che riconoscere la propria fallacia, però, il "sistema 2" inventa dettagli di cui di dice convinto ma che in realtà non ha mai visto o ascoltato, e che gli servono solo per creare una storia integra e credibile per sé e per gli altri (la mente umana ama la coerenza nelle storie).
voto trama: 8,50

Personaggi

Il “Sistema 1” (o “A”, o “veloce”) e il “Sistema 2” (o “lento”, o “B”)  sono i due antagonisti che dirigono le nostre decisioni, secondo Daniel Kahneman. Nello svolgersi del libro, si rincorrono, si prendono a pugni, infine si alleano. Kahneman introduce poi un terzo protagonista: il fato, inteso come un risultato inatteso dovuto alla natura caotica del nostro mondo. Il sistema “2”, quello razionale e lento, odia il fato. Il pensiero “lento” è convinto di poter controllare ogni fenomeno e non solo non tollera intromissioni del sistema 1, che tende a nascondere con grandissime panzane, ma anche della casualità, che non riesce proprio ad accettare perché genera dubbi e incoerenze. A noi esseri umani piace pensare che il fato giochi un ruolo marginale nella nostra vita, convinti di poter dirigere le nostre esistenze dove vogliamo.

E' il nostro amore per le storie coerenti che ci porta ad attribuire grandi qualità alle persone di successo, mentre svalutiamo le capacità di chi rimane nell’anonimato magari perché palesemente meno fortunato in certe circostanze. Noi umani non siamo predisposti a dare la giusta importanza al fato, nelle nostre valutazioni. Questo è riscontrabile in molti ambiti, compreso (tristemente per le nostre tasche) quello della finanza. Kahneman riesce a dimostrare, dati alla mano, che non esistono “esperti di finanza”: le decisioni azzeccate sui mercati un certo anno da un certo gruppo di “guru” vengono puntualmente sconfessate l’anno successivo, data la natura totalmente erratica dei valori finanziari. Ciononostante, a noi umani piace pensare che ci siano persone che hanno talento anche dove il talento non può giocare alcun ruolo, e compriamo libri di "auto-miglioramento" scritti da gente che ha ottenuto successo grazie a un po’ di intelligenza e probabilmente molta fortuna. Libri che, intima Daniel Kahneman, non ci serviranno assolutamente a nulla.
voto personaggi: 9,0

Stile

Pensiero lento e veloce fa presa perché, a differenza di altri saggi sui comportamenti umani, cerca di (e spesso riesce a) rafforzare le teorie con analisi statistiche ben estese. Quest’approccio riflette uno degli argomenti di cui si fa paladino Kahneman: l’invalidità degli studi statistici compiuti su campioni poco rappresentativi della popolazione. L’autore scrive: siccome il cervello umano ama avere ragione, dà grande significato a studi chiaramente poco significativi, in cui il caso gioca un ruolo importante, purché provino le proprie convinzioni superficiali. Una statistica calcolata su piccoli gruppi (esistono formule precise per decidere se un gruppo è valido o no, rispetto alla popolazione totale) può distorcere totalmente la realtà dei fatti che vuole spiegare, eppure spesso la accettiamo perché fa comodo all'ostinazione della mente di ricevere conferme per le proprie impressioni. Un recente esempio del fattore distorsivo delle statistiche su campioni troppo piccoli riguarda il caso d’inquinamento ambientale reso famoso dal film “Erin Brockovich”. Una rivisitazione dello studio che aveva suffragato l'azione legale della comunità americana colpita dall’inquinamento sembra mettere in dubbio che vi fosse stato danno: piuttosto, una regione era riuscita a far passare per verità un'analisi dei dati affrettata ma coerente con il proprio stato d'animo (piuttosto a ragione) stressato e vessato.

Un altro elemento originale di questo tomo è che, a differenza - per esempio - dello studio sul cervello di Leonard Mlodinow, esso non rimane lettera morta, ma  suggerisce azioni concrete che si possono intraprendere per cercare di migliorare la qualità della propria vita. Nello specifico, alla fine di ogni capitolo Kahneman propone di “cambiare gli  argomenti alla macchinetta del caffè”. Al posto delle chiacchiere dettate dal “sistema uno” (il quale è molto attratto dall’errore e dal gossip sull’errore), la persona addomesticata dalle tesi di “Pensieri lenti e veloci” può dare una prospettiva diversa a quello che ascolta, ponendo l’interpretazione razionale (“sistema 2”) a un livello superiore rispetto all’istinto. E’ pretenzioso immaginare che questo atteggiamento possa migliorare il mondo, ma è apprezzabilissimo che il nostro premio Nobel voglia dare una mano.
voto stile: 9,0

Note Finali

Nelle classifiche internazionali di vendita libri, questo saggio occupa le prime posizioni da mesi: è innovativo e dà consigli davvero utili nei processi decisionali a tutti i livelli (non solo aziendali: anche quando si compra l’auto, si vota, si sceglie il fidanzato si prendono cantonate evitabilissime). E’ uno dei pochi saggi che riguardano la mente di cui ci siamo ricordati (o meglio, cui il nostro sistema “2” fa riferimento aggiungendo dettagli a scelta) in occasioni di vita vissuta. Non ci lanceremmo a dire che si tratta di un testo illuminante, ma spenderemo l’aggettivo di utile.
Voto finale: 8,67
Foto di Daniel Kahneman
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