L’esordio di
Manola Aramini,
Gabbiani Luminosi (le Donne Fantasma di Mussolini), è un romanzo storico a più voci. Racconta la storia delle donne (anche degli uomini, ma meno profusamente) di una famiglia che ha vissuto grosse passioni e forti traumi. La ragazza più giovane della famiglia si rivolge alla propria nonna per meglio comprendere la storia familare; la nonna - seguita dagli altri avi - non si tira indietro e, anzi, mette in campo la capacità di recepire le voci dei fantasmi (di qui il sottotitolo del romanzo). A questa polifonia intervengono infatti gli spiriti delle donne che hanno amato il duce del fascismo. Il fascismo è legato alla famiglia in due modi: prima di tutto, uno dei patriarchi familiari è stato complice del delitto Matteotti; in secondo luogo, una delle donne del duce (la Sarfatti) è legata alla famiglia da amicizia e si sente in dovere di dire la propria versione della verità storica. La Sarfatti è seguita a turno dalle altre donne di Mussolini, dalla Dalser alla Petacci (la quale non fa mistero di venire dritta dritta dagli inferi.)
Il libro è scritto in un bell’italiano, non incorre in solecismi e vanta una certa varietà lessicale. C’è da dire che questo non è sufficiente a renderlo un libro semplice da leggere. La molteplicità delle voci rende il lavoro piuttosto originale ma anche non troppo fruibile. In principio di ogni capitolo, si fa menzione di chi sta per parlare. Questo meccanismo funziona benissimo quando a raccontarsi sono personaggi noti; è più difficile da seguire quando a confessarsi sono vari membri di una famiglia di cui il lettore non sa molto.
Molto apprezzabile l’intenzione dell’autrice di dare un vero spessore ai personaggi, facendo loro raccontare le emozioni alla base delle proprie azioni.
Le nostre impressioni (il giudizio può essere uno dei seguenti: da migliorare / sufficiente / buono / ottimo)
Profondità personaggi: ottima
Proprietà lessicali: ottima
Originalità: buona
Scorrevolezza: sufficiente